MANTOVA E L'EPOPEA DEI GONZAGA

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MANTOVA E L'EPOPEA DEI GONZAGA

ACCOLGONO IL VISITATORE IN TUTTA LA SUA BELLEZZA
Mantova sinagoga © Alberto Jona Falco

ATMOSFERA MAGICA TRA PALAZZI FASTOSI E VECCHI RICORDI EBRAICI

Mantova accoglie il visitatore con i suoi straordinari palazzi, chiese, piazze e dipinti. Molti sono nel centro storico, un tempo abitato anche dai numerosissimi ebrei chiamati ed accolti con generosità dai Gonzaga. Mantova e gli ebrei hanno storia comune, ininterrotta da oltre 5 secoli pur con alti e bassi.

info@turismo.mantova.it
tel. 0376 432432

Comunità ebraica Mantova, dal lun. al ven. 9-11 via Govi 11  +39 0376 321490 / +39 0376 321461 comebraica.mn@virgilio.it

Il cimitero ebraico si trova in via Legnago 4

mappa grafica mantova

LA RISCOPERTA DEL VECCHIO GHETTO E LA SINAGOGA RICOSTRUITA

Il ghetto si estendeva in pieno centro cittadino. Nel 1904 la città fu sventrata e il ghetto demolito. Quattro erano i portoni di chiusura: all’angolo di via Giustiziati, in piazza Concordia (ex piazza dell’Aglio), in via Spagnoli (ex contrada degli Orefici ebrei), in via Bertani (ex contrada del Tubo). Al suo interno sei sinagoghe, tre di rito italiano (Grande, Cases e Norsa-Torrazzo) e tre di rito tedesco (Beccaria, Ostiglia e Porto). Si salvò solo quella Norsa-Torrazzo, ricostruita in copia perfetta nell’attuale via Govi 13. Prima della demolizione gli stucchi decorativi furono riprodotti con accurati calchi in gesso, furono portati via pavimenti, serramenti e tutti gli arredi settecenteschi. Così la sinagoga di oggi risulta copia perfetta di quella originaria. Una splendida sala di preghiera, quadrangolare, con ampie finestrature lungo i due lati maggiori, interrotti da due nicchie che ospitano, sopraelevati su tre gradini, arredi in legno finemente decorato e ornati da arredi ricamati di aron e tevà. Sull’ingresso, in alto, matroneo e coro. Unica sinagoga ancora in uso in città, all’interno del cortile della sede comunitaria e anche un ricco archivio storico. L’archivio conserva alcune decina di migliaia di documenti, parte manoscritti e parte a stampa. Vanno dal 1522 al secondo dopoguerra. Un secondo importante fondo ebraico è alla Biblioteca Comunale Teresiana di Mantova dal 1925. Sono 160 manoscritti datati tra il Trecento e il Settecento, consultabili anche via in formato digitale sulle pagine web della Biblioteca Comunale Teresiana (www. bibliotecateresiana.it – via Roberto Ardigò 13).

IN GIRO NELLE STRADE, TRA CURIOSITÀ E SORPRESE

Percorrendo via Bertani 54 (un tempo contrada del Grifone) è possibile ammirare la cosiddetta Casa del Rabbino. È uno dei tre edifici superstiti del ghetto sapientemente restaurato nel 1961. Vi abitavano, secondo la tradizione, i rabbini della comunità. Imponente edificio seicentesco di quattro piani, ha facciata decorata con fregi e mascheroni. Sei for¬melle riproducono immagini tratte da storie bibliche. Un piccolo balcone con ringhiera di ferro battuto sovrasta il portone d’ingresso, arricchito da marmi. Seconda sosta all’angolo tra via Fernelli e via Monteverdi alla chiesa di Santa Maria della Vittoria. Qui nel 1496 sorgeva la casa del banchiere Daniele Norsa. Al momento dell’acquisto ebbe il permesso di cancellare l’immagine della Madonna sulla facciata. Due anni dopo, durante una processione, il popolo attaccò con pietre la casa. A malincuore, il duca Francesco Gonzaga obbligò il banchiere a but¬tare giù la casa costruendo al posto a sue spese una chiesa. La fece dedicare alla vittoria dei Gonzaga sui Francesi a Fornovo (1495). Un anonimo pittore della scuola del Mantegna ricorda l’episodio in un dipinto, conservato nella basilica di Sant’Andrea: una Sacra Famiglia, con san Gerolamo che tiene in mano il mo¬dellino della chiesa e, ai suoi piedi, il banchiere Norsa, con il segno distinti¬vo sul mantello. Altra sosta davanti alla lapide nella galleria d’ingresso del Palazzo del Municipio, in via Roma 39, che ricorda gli ebrei del mantovano che parteciparono alle lotte del Risorgimento. Accanto, una seconda ricorda gli ebrei mantovani deportati nei lager nazisti.

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