Pioniera dell’istruzione femminile
”Di qualche cosa oltre al pane / per qualche cosa che sembri degna / bisogna pur vivere”
Aurelia Josz
Aurelia Josz nasce a Firenze nel 1869, da Ludovico Josz, triestino di origini ungheresi, ed Emilia Finzi, di famiglia ebraica italiana. Diplomatasi a Firenze in lettere, è influenzata dal clima cosmopolita della sua città che favoriva una mentalità progressista e aperta ai problemi della condizione femminile. A ventun anni si trasferisce a Milano per insegnare nella Scuola Normale “Gaetana Agnesi”. Nel 1902 fonda a Milano la prima Scuola pratica femminile di agricoltura nell’orfanotrofio della Stella (Palazzo delle Stelline). La scuola è spostata a Niguarda nel 1905. Il suo intento è quello di dare alle ragazze la possibilità di scegliersi il mestiere e diventare professioniste in agricoltura. Convinta della necessità di una visione moderna dell’agricoltura, chiama a insegnare i più importanti agronomi e istituisce corsi come bachicoltura ed apicoltura. Il valore del lavoro agricolo e il ritorno alla terra è in quegli anni un tema caro all’ebraismo sionista, e infatti Aurelia fa parte del Gruppo sionistico milanese di Bettino Levi.
Il fascismo sostiene inizialmente la sua scuola ma la chiude nel 1930 perché in concorrenza con quelle del regime. Aurelia non firma il giuramento al fascismo e dal 1931è costretta a lasciare ogni attività pubblica. Nel 1938, all’emanazione delle Leggi razziali, rimane in Italia e, dopo l’8 settembre 1943, raggiunge ad Alassio la sorella Valeria. Nascosta in un convento è però arrestata il 15 aprile 1944,rinchiusa a Genova nelle carceri di Marassi e da qui deportata prima al campo di concentramento di Fossoli, poi in quello di sterminio di Auschwitz- Birkenau. Vi giunge il 30 giugno 1944. È uccisa il giorno dopo il suo arrivo.
Dopo la guerra, nel 1957, la scuola viene riaperta nella Cascina Frutteto nel Parco di Monza, dove si trova ancora oggi. La Casa della Poesia di Monza ha organizzato nel 2015 un Premio Letterarioin suo onore. Il tema del premio è “L’agricoltura è l’arte di saper aspettare”.