Sabbioneta, la piccola Atene dei Gonzaga
A 33 km da Mantova, Sabbioneta è la «piccola Atene dei Gonzaga». Nella città, corte del principe Vespasiano (1531-1591), hanno vissuto prestatori e tipografi ebrei. Tobia Foà e Salomone Forti stampavano in via della Stamperia (già via Fabio Filzi). Località vivace e prospera con Vespasiano Gonzaga, decadde alla sua morte. Per quell’avvenimento il gruppo di ebrei residente si divise: una parte si allontanò ma un’altra rimase. Gli ebrei rimasti indipendenti da Mantova, comunità-madre, ampliarono la sinagoga e mantennero il loro cimitero
Associazione Pro Loco - Piazza San Rocco, 2/b tel. 0375 52039, info@iatsabbioneta.org gestisce le visite alla sinagoga di via Bernardino Campi 1 e anche al cimitero di via Borgofreddo
CURIOSANDO TRA LE VIE DEL GHETTO E NELL’ARIOSA SINAGOGA
Gli ebrei si concentravano tra piazza San Rocco, via Campi e via Pio Foà. La prima sinagoga seicentesca con ingresso da via Campi, fu ampliata e ristrutturata nel 1824 dall’architetto Carlo Visioli (lo stesso che progettò quella di Viadana). La sala di preghiera, al terzo piano, è rettangolare. Sulla porta d’ingresso si trovano la data «5584 (1823-1824)» e la scritta in ebraico: «Dimorerò sopra i suoi omeri». Aròn e tevà (armadio sacro e pulpito) poggiano sulla parete orientale di fronte all’ingresso. L’aròn in muratura a forma di tempio: un frontone, ornato da una corona e dalla scritta in ebraico «Da me certo uscirà la legge e chi la stringe è fortunato» su due colonne di finto marmo con capitelli corinzi. Ha due ante in legno, divise in sei formelle con in alto due lunette, decorate in verde e oro. È in posizione sopraelevata. Ai piedi si trova la tevà. Davanti una cancellata in ferro battuto. Di lato due lampade, unico arredo rimasto della vecchia sinagoga. La volta è decorata con stucchi, suddivisi in riquadri. Il matroneo, sostenuto da colonne, si affaccia sulla sala, chiuso da grate di legno. La sala fu restaurata dalla Soprintendenza alle Belle Arti di Brescia (1994) ed è inserita nella visita turistica della città. Ha subìto danni per il terremoto del 2012. Durante lavori di restauro di alcuni edifici sono state trovate sugli stipiti tre mezuzòth. Sono tre fiale di vetro azzurro, con all’interno un rotolino di pergamena sul quale è scritta una preghiera, oggi conservate al Museo d’arte sacra in via Pesenti n. 6. Fuori dalla Porta Imperiale si trova il cimitero ebraico ottocentesco.
DA NON PERDERE: PALAZZO DUCALE, SANTA MARIA ASSUNTA E TEATRO OLIMPICO
Città rinascimentale chiusa da mura esagonali, con due porte d’accesso. Da visitare il Palazzo Ducale o Grande, con porticato a piano terra, finestre marmoree al primo piano e una torretta. All’interno ricche sale con soffitti lignei, statue e quadreria. Sulla piazza la Parrocchiale di Santa Maria Assunta, con facciata in marmi bianchi e rosei, alta torre campanaria e la chiesa dell’Incoronata. Sotto il portico una lapide ricorda l’ebreo Leone Donato Forti che nel 1826 restituì «per amor di patria» alle autorità religiose la chiesa, sconsacrata nel 1810 dalle truppe di Napoleone. All’interno nel mausoleo le spoglie del Duca. Da non perdere il Teatro Olimpico, a pianta rettangolare con gradinate e logge e pareti affrescate. Piazza Castello, già Piazza d’Armi, è cinta da un lungo porticato con Galleria degli Antichi e collegata al Palazzo del Giardino o Casino, nato come luogo di delizia del Principe. All’interno sontuose sale.